ATAHUALPA YUPANQUI

P A G I N A – 20 –

B I O G R A F I A – P A G . 3

Atahualpa, 1968
da: Wikipedia

«Molte mattine la chitarra di Bautista Almirón riempiva la casa e i roseti del cortile con i preludi di Fernando Sor, di Coste, con i prodigiosi acquarelli di AlbénizGranados, con Tárrega, maestro dei maestri, con le trascrizioni di Pujol, con SchubertLisztBeethovenBachSchumann. Tutta la letteratura chitarristica passava per l’oscura chitarra del maestro Almirón, quasi spargendo benedizioni sul mondo nuovo di un ragazzo di campagna, che si addentrava in un continente incantato, sentendo che questa musica, nel suo cuore, si faceva tanto sacra da eguagliare in virtù il cantare solitario dei gauchos

(El canto del viento, II)

I suoi studi non poterono essere costanti né completi e ciò per diverse ragioni: mancanza di denaro, studi di altro tipo, trasferimenti della famiglia o tournée del maestro Almirón, ma il suo destino di musicista era comunque deciso: “La chitarra con tutta la sua luce, con tutti i dolori e i percorsi e i dubbi. La chitarra con il suo pianto e la sua aurora, sorella del mio sangue e della mia insonnia, per sempre!”[2]